Project Description

Nicola Pica

LE OPERE

CROMOCOSTRUZIONE
SERIE NOTTURNI
SOLE NERO

CROMOCOSTRUZIONI
SERIE NOTTURNI
STRINGHE

CROMOCOSTRUZIONE
NOTTURNI SERIE ORO
IL GRANDE SOLE

CROMOCOSTRUZIONI
IL COLORE CHE CONQUISTA IL NULLA

Nicola Pica
Nicola Pica
BIOGRAFIA
Nicola Pica nasce a Ponte (BN) il 30\10\1963
Fin da piccolo dimostra grande attitudine al disegno e alla scultura,
dopa la scuola inizia il suo percorso artistico e sulla sua strada incontra un maestro di affreschi che segnerà la sua arte. Si ritiene un artista eclettico e sperimenta diverse tecniche.
Per un periodo di tempo abbandona la pittura e si avvicina al mondo della scenografia collabora con diversi scenografi sia teatrali che cinematografici. Negli ultimi anni però capisce che la sua strada è la pittura e decide di riprendere la tavolozza, fino ad oggi a spaziato con le sue opere dall’impressionismo, espressionismo all’astratto informale , non disdegna di affrontare temi di attualità, ama i colori puri e tutto quello che riesce a costruire con loro, imprime le sue emozioni sulla tela con una pittura graffiante e materica dipinge in diversi stili e varie tecniche, la sua pittura spazia dall'olio all’acrilico al pastello , la sua tecnica preferita è la pittura acrilica e olio .
La vena creativa di Nicola Pica si traduce in una pittura moderna, in espressione pittorica pura, che recupera la tradizione in modo innovativo, compiendo una ricerca e uno studio originale e non emulativo, i colori usati sono densi, pastosi, materici, con una partitura variegata e articolata. Talvolta la trama si stempera, acquisendo una delicata consistenza metafisica ed evidenziando la costante volontà di Pica di lasciare emergere un'evoluzione stilistica sempre più rivolta ad una visione fortemente intimistica del fare arte. Realizza quadri secondo una personale capacità elaborativa, analizzando attentamente quanto lo circonda e riproducendo sempre in modo ben comprensibile e facilmente fruibile, da pittore figurativo nel vero senso del termine, che rispetta spazi e dimensioni, profondità e primi piani, non senza un pizzico di aulico lirismo poetico di fondo, che ingentilisce l'insieme figurale. La realtà visibile traspare, con una particolare accortezza per l'equilibrio, l'armonia, la proporzione, nell'intento di racchiudere nelle immagini, quanti più dettagli emozionali possibili, in modo da riproporre quelle scelte, in funzione della propria esclusiva visione ideale delle cose.
Nel 2017 crea un suo stile tutto personale che lui chiama Cromocostruzione riscuotendo un successo di critica notevole, che lo porta fino alla Biennale di Venezia 2019:
ha partecipato a diverse mostre collettive e personali, specialmente nell’ultimi anni collabora con diverse gallerie d’arte. Partecipazioni: Arte Salerno 2016
CAPUT MUNDI ARTE” 24-30 GIUGNO 2016 con Vittorio Sgarbi
Premio Internazionale di arte contemporanea Salerno 2016 con Vittorio Sgarbi
Mostra collettiva Che Art (MI)
Probiennale 2016 Venezia a cura di vittorio Sgarbi
Mostra artecontemporanea Assisi (PG)
Biennale arte Contemporanea (Ferrara) curata da Giorgio Grasso)
Benebiennale arte contemporanea (Benevento) 2016
Olimpiadi dell’arte a Rio De Janeiro in concomitanza con i giochi olimpici a cura di Vittorio Sgarbi
Mostra Spoleto -Maria Callas a cura di Vittorio Sgarbi
Mostra San Remo 2016 - Probiennale di Venezia curata da Vittorio Sgarbi
Mostra San Remo 2016 curata da Vittorio Sgarbi
Premio Botticelli 2017 (Firenze)
Benebiennale 2018
Premio Modigliani Spoleto 2018
Padiglione Europa (Venezia)
Biennale del Tirreno 21018
Benebiennale (BN) 2018
Premio Iside 2018
58 ^ Biennale d’arte Venezia 2019
Mostra Personale 2020 Galleria Wikiarte (BO)
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RICONOSCIMENTI
I° Premio Mondadori ad arte Salerno premio internazionale di arte Contemporanea 2017
2° classificato Mostra Spoleto -Maria Callas a cura di Vittorio Sgarbi
6° classificato Premio arte contemporanea La Signora Delle Stelle, Margherita Hack
Premio Artista Contemporaneo nel Mondo - Montecarlo 2016
Premio artista contemporaneo nel mondo – London Calling (Londra)
Premio Botticelli Firenze - selezionato da Vittorio Sgarbi Premio la selezione
I° classificato Premio Salvador Dali’ (Parigi)
Premio Leone Alato Viva Arte Venezia (padiglione Guatemala 57 Biennale di Venezia
Premio Francesco Alberoni Biennale di arte contemporanea di Milano 2017
Premio Canaletto 2017
Premio Sublimitas 2017
-Premio Icon ART Biennale del Tirreno 2’18 (Cava dei Tirreni - SA))

Vincitore assoluto Benebiennale 2018
Premio Modigliani (Spoleto) 2018
Premio alla carriera (camera dei Deputati
Padiglione Europa
Inserimento Atlante degli artisti de Agostini

Presentazione critica di Ivan Caccavalle

Sin dalla più tenera età Nicola Pica ha subito una forte fascinazione nei confronti del colore e del disegno, cui si è dedicato con sempre maggiore interesse nel corso degli anni e con vivo entusiasmo. È facilmente intuibile dunque che l’espressione artistica su tela sia divenuto il suo mezzo di comunicazione privilegiato per l’entrinsecazione dei suoi moti interiori. Diversamente ispirato, l’autore ha battuto diverse strade, palesando, di volta in volta, elementi di tangenza con l’impressionismo, l’espressionismo, l’astratto – informale.

Osservando la sua parabola artistica, si noterà la varietà delle tematiche affrontate, elemento sintomatico di un individuo che vive attivamente il suo tempo, con una sua autonoma e critica visione dei fatti, con una sensibilità ed un corpus etico tale da consentirgli di esprimersi, tramite il mezzo pittorico, sulle problematiche odierne.

Ecco dunque le sue tele animarsi di soggetti socialmente fragili quali anziani, bambini vessati, donne violate nella loro integrità psico-fisica, migranti: personalità ai margini su cui invece Pica vuole porre l’attenzione, per un coinvolgimento diretto del fruitore, posto, in tal modo, in condizione di fare le necessarie considerazioni.

La dimensione spazio -temporale ritratta è sempre in bilico tra reale e immaginario: se si riconoscono in molti casi degli elementi di immanenza oggettiva, è pur vero che lo spessore artistico dell’esecutore apporta nelle opere quell’intensità lirica che sublima e sugella la visione del reale.

Artista figlio della sua terra, Pica si dedica non raramente alla rappresentazione del suo territorio, il Sannio, e di Ponte, sua città natale, antico feudo di proprietà di diverse famiglie gentilizie, dai Fenucchio ai Sanframondo, dai Caracciolo ai Sarriano.

Il centro urbano in questione viene immortalato preferibilmente di notte, con una velata malinconia: piazza Riola, con il suo antico castello di origine longobarda ha il fascino delle vestigia del passato, custode dell’identità culturale del borgo, nella sua specificità, nel suo essere nido protettivo per quanti vi abitano. E lo scroscio rapido di una fontana rompe il silenzio aranciato della notte, luce tipica dei centri storici dello Stivale: «Il silenzio è per le orecchie ciò che la notte è per gli occhi».

Si delineano delle scene di intimo raccoglimento, una versione visiva di un tema toccato più volte dalla letteratura italiana, i cui esempi più eclatanti si individuano ne “I Promessi Sposi” o “I Malavoglia”.

Le restituzioni artistiche di stampo paesistico non sono mai descrittive, ma narrative. Lo sguardo dell’artista si sposta dai vicoli e dalle piazze silenziose di Ponte a lacerti in cui elemento naturale e antropizzato convivono placidamente, fino alla raffigurazione di paesaggi in cui è totalmente bandita la presenza umana. Questi rapidi passaggi sono testimoni una concezione temporale totalmente autonoma e arbitraria, scandita da un intimo sentire, fino all’annullamento della stessa: ciò è particolarmente evidente nell’ ultimo approdo della sua poetica stilistica, la “Cromocostruzione”.

Trattasi di uno stile ideato dall’autore in questione, basato sulla piena azione del colore, nei confronti del quale le immagini hanno un rapporto di piena dipendenza. La Cromocostruzione è da ritenersi il frutto della costante e sempre attenta ricerca di Pica, il prodotto finale di un’esperienza attraverso diversi stili e tematiche. Essa tratteggia un mondo ideale in cui protagonista assoluta è la Natura, nei diversi elementi che la compongono: un organismo perfetto che genera sensazioni di benessere e calma nell’osservatore.

In opere di siffatto concepimento i fianchi delle colline e dei monti solcano la superficie pittorica con un tratto morbido, ondulandola. Se il gioco di linee orizzontali è controbilanciato dalle chiome degli alberi, posizionati strategicamente per l’armonia d’insieme della tela, non minore importanza riveste, ai fini del pieno appagamento estetico, l’uso complementare delle cromie, giustapposte. Tra questi profili si fa strada, in certi casi, il letto di un fiume sciabordante, con tutto il suo vitale fluire.

La semplificazione dei soggetti, la spontaneità e la sincera allegrezza di queste composizioni, così come la prospettiva arbitraria tradiscono un certo spirito naïf.

Le tele di questo ciclo sono permeate da toni fiabeschi. Diametralmente opposte all’idea di vegetazione quale bosco, ovvero luogo ignoto, selvaggio, di smarrimento, in opposizione a quanto è coltivato, costruito e civilizzato, in cui la luce non riesce a penetrare (un topos di  cui sono esempi la celeberrima “selva oscura” di dantesca memoria, ma anche i folti boschi delle fiabe della tradizione nordica), le opere del Maestro hanno sicuramente una connotazione positiva: si tratta infatti di paesaggi naturali aperti, di ampio respiro, con gli appezzamenti solcati da linee di demarcazione, in linea con una idea di Natura benevola, fonte di Vita.

Riallacciandosi ad una visione francescana del Creato, in un’epoca in cui al Santo va riconosciuto il merito di aver iniziato a dare attenzione al paesaggio, le tele dell’esecutore suggeriscono una immersione panteistica nei confronti del Creato, con una inversione di rotta rispetto alla funzione accessoria che per secoli la critica ha attribuito all’elemento paesistico.

Le gradevoli collinette ammirabili in questa ultima fase produttiva divengono una costante della trama stilistica: esse prendono forma alla stregua di tessere dalla cui orchestrazione e compenetrazione deriva la poetica immagine d’insieme e si animano di colori a partire dal bianco del cielo, cromia nota per la capacità di riflessione di tutte le altre lunghezze d’onda visibili.

Ivan Caccavale
(Storico, critico e curatore d’arte)