Project Description

Gabriele Marchesi
LE OPERE
“IL FASCINO DEL TEMPO”
A cura di Valentina Cavera
Gabriele Marchesi presenta una serie di ritratti in bianco e nero che sposano un iperrealismo meditato, ricercato, studiato. Volti di donna, colti nella loro purezza e in un immacolato universo estetico, rappresentato da una poesia di una rosa specchio di femminilità… come “Sguardo sognatore” ,”Rapita da un piacevole sogno”; o di anziani signori che con i loro sguardi fieri e la loro pelle vissuta, permettono di percorrere vicoli e strade verso la saggezza.
Le lezioni di Fabio Aguzzi, pittore italiano, che ha frequentato negli anni ’80 infatti hanno condotto Marchesi a misurarsi con la figura dal vero e a conoscerne i segreti. Seguendo i suoi insegnamenti «ha assimilato il rigore formale e la costruzione degli spazi disponibili – ricorda l’artista – elaborando poi nel tempo, l’idea di rendere le figure libere di muoversi in spazi…infiniti».
Osservando le sue opere pare di guardare in uno schermo televisivo contemporaneo un film muto in bianco e nero, dove però trapelano attraverso la scelta delle pose e delle espressioni, lo scatenarsi di emozioni intime, inconfessate, che l’essere umano tende a mostrare solamente in privato o a tenere per se’: storie di vita umana che si ripetono nei differenti cicli vitali dell’uomo e che Marchesi celebra. È il fascino del tempo che ci concede una tregua in quell’istante che l’artista riesce a racchiudere nelle sue opere. In quell’emozione che viene raccontata dal soggetto si intravede l’anima, si sente la vibrazione di una presenza eterea. Come sostiene Aristotele nella “Fisica”, nell’anima il tempo e l’eterno si connettono attraverso l’istante. Esso è condizione del tempo «ma non è una parte del tempo. Se il tempo non fosse, l’istante non sarebbe, e se non fosse l’istante non sarebbe il tempo». Un’ulteriore riflessione di Hegel sono maggiori passi verso una reale comprensione di questa argomentazione. “«Il tempo è l’essere che mentre è, non è, e mentre non è , è” », ovvero «il divenire intuito» nell’” «ora».
In quegli attimi che il pittore ritrae si nascondono fatti autobiografici. Infatti, la sua musa ispiratrice è Simona la moglie, che gli ha permesso di «conoscere l’importanza di essere donna” », ricorda Marchesi; invece in quelle immagini dipinte di anziani signori, si nasconde la presenza del nonno che lo ha cresciuto, essendo rimasto orfano all’età di undici anni. I soggetti catturati in scatti durante le sue passeggiate al mercato, o selezionati dal web infatti vengono modificati; allora ricompaiono gli occhi azzurri e la barba di chi gli ha fatto da padre, in una nuova composizione tanto da rendere i soggetti anonimi.
Sicuramente, anche la storia dell’arte è stata come una tutrice per lui. «Il Medioevo e il Rinascimento sono i periodi della storia dell’arte che prediligo. Le figure della pittura prerinascimentale di Duccio di Buoninsegna, Simone Martini e Giotto, solo per fare un esempio, le trovo molto moderne, amo quegli sfondi turchesi, ambrati, verdi e le aureole dorate che impreziosiscono l’insieme. – spiega l’autore – Mentre nel Rinascimento le madonne spesso di trequarti o di profilo con sguardo sognante e interrogativo (cito i più grandi Leonardo, Bellini, Piero della Francesca) sono stati la fonte del mio sviluppo artistico. Per quanto riguarda invece i ritratti degli anziani sono fonte d’ispirazione le opere di Albrecht Dürer, per me il più grande. Ancora oggi un riferimento principale».
Valentina Cavera
(Giornalista e Critico d’Arte)