Project Description

Gabriele Marchesi

LE OPERE

VORREI STRINGERTI ORA

IMMACOLATA BELLEZZA

GIOVANE PRIMAVERA

SGUARDO SOGNATORE

VOLTO DI UOMO

GABRIELE MARCHESI
Gabriele Marchesi nasce nella bassa pavese negli anni ’50. Fin da adolescente dimostra una notevole abilità manuale ed artistica che nel corso degli anni approfondisce con rinnovata ricerca e studio delle tecniche pittoriche. Votato al genere figurativo, si muove fin dagli esordi con rappresentazioni che si avviano lentamente al raggiungimento di un iperrealismo intimo e poetico. La sua non è mera descrizione oggettiva del soggetto ritratto, ma l’oltrepassa guardando oltre, evidenziando il lato emozionale e romantico dell’opera che realizza. Il suo è un disegno impegnato, attento all’anatomia umana, scevro da grossolane forme sensuali, ma di fine eleganza che non perde mai il suo fascino nel corso del tempo.

Negli anni ’80 le sue opere risentono di una certa malinconia che ricorda il Romanticismo.

Nel 2000 avviene nell’artista una svolta determinante: rivolge la sua attenzione all’attuale e con forte partecipazione al presente dichiara che anche le immagini pubblicitarie sono arte. L’intenso scambio tra arte e pubblicità attraversa tutto il ‘900, e l’analogia e la separazione fra i due ambiti diventa sempre più complessa a fronte di una strategia commerciale del visivo, che ci affascina, ci coinvolge in modo sempre più perseverante. La propaganda pubblicitaria propone icone che se pur stereotipate di modelli maschili o femminili, sono continuamente mostrate dai media del nostro quotidiano. Gabriele Marchesi si differenzia, poiché dal puro concetto pubblicitario ne trae spunto, ispirazione, ne ricalca le pose, ma lo supera non limitandosi solo alla riproduzione oggettiva di una reclame, ma la esplora con un gusto che non dimentica mai l’identità del suo operato, con raffinata ricercatezza ed armonie proprie, coinvolgendo e trasmettendo emozioni anche all’osservatore, con elementi che vanno oltre i limiti della cornice, oltre il quadro stesso.

Le immagini ci appaiono trattate come una fotografia, virata in bianco e nero o in seppia e, pur prendendo a modello le caratteristiche propagandistiche, l’artista inserisce elementi preziosi nello sfondo, quali ricami che si fondono elegantemente con la trama del supporto utilizzato.

I seppia ed i rossi, i bianchi ed i neri si inseguono in un gioco ritmico, nella maggior parte delle sue opere, realizzate con alta maestria e padronanza della grafite e matite colorate, che si uniscono delicatamente alle trame della tavola e alle cornici in ocra, rosso ed oro.

Questo travalicamento della pura ed indiscutibile immagine figurativa lo pone all’inizio di una nuova fase, che dimostra l’estrema consapevolezza di Gabriele Marchesi, di porsi a confronto con i temi contemporanei con sempre rinnovato rigore ed attenzione al presente.

“IL FASCINO DEL TEMPO”
A cura di Valentina Cavera

Gabriele Marchesi presenta una serie di ritratti in bianco e nero che sposano un iperrealismo meditato, ricercato, studiato. Volti di donna, colti nella loro purezza e in un immacolato universo estetico, rappresentato da una poesia di una rosa specchio di femminilità… come “Sguardo sognatore” ,”Rapita da un piacevole sogno”; o di anziani signori che con i loro sguardi fieri e la loro pelle vissuta, permettono di percorrere vicoli e strade verso la saggezza.

Le lezioni di Fabio Aguzzi, pittore italiano, che ha frequentato negli anni ’80 infatti hanno condotto Marchesi a misurarsi con la figura dal vero e a conoscerne i segreti. Seguendo i suoi insegnamenti «ha assimilato il rigore formale e la costruzione degli spazi disponibili – ricorda l’artista – elaborando poi nel tempo, l’idea di rendere le figure libere di muoversi in spazi…infiniti».

Osservando le sue opere pare di guardare in uno schermo televisivo contemporaneo un film muto in bianco e nero, dove però trapelano attraverso la scelta delle pose e delle espressioni, lo scatenarsi di emozioni intime, inconfessate, che l’essere umano tende a mostrare solamente in privato o a tenere per se’: storie di vita umana che si ripetono nei differenti cicli vitali dell’uomo e che Marchesi celebra. È il fascino del tempo che ci concede una tregua in quell’istante che l’artista riesce a racchiudere nelle sue opere. In quell’emozione che viene raccontata dal soggetto si intravede l’anima, si sente la vibrazione di una presenza eterea. Come sostiene Aristotele nella “Fisica”, nell’anima il tempo e l’eterno si connettono attraverso l’istante. Esso è condizione del tempo «ma non è una parte del tempo. Se il tempo non fosse, l’istante non sarebbe, e se non fosse l’istante non sarebbe il tempo». Un’ulteriore riflessione di Hegel sono maggiori passi verso una reale comprensione di questa argomentazione. “«Il tempo è l’essere che mentre è, non è, e mentre non è , è” », ovvero «il divenire intuito» nell’” «ora».

In quegli attimi che il pittore ritrae si nascondono fatti autobiografici. Infatti, la sua musa ispiratrice è Simona la moglie, che gli ha permesso di «conoscere l’importanza di essere donna” », ricorda Marchesi; invece in quelle immagini dipinte di anziani signori, si nasconde la presenza del nonno che lo ha cresciuto, essendo rimasto orfano all’età di undici anni. I soggetti catturati in scatti durante le sue passeggiate al mercato, o selezionati dal web infatti vengono modificati; allora ricompaiono gli occhi azzurri e la barba di chi gli ha fatto da padre, in una nuova composizione tanto da rendere i soggetti anonimi.

Sicuramente, anche la storia dell’arte è stata come una tutrice per lui. «Il Medioevo e il Rinascimento sono i periodi della storia dell’arte che prediligo. Le figure della pittura prerinascimentale di Duccio di Buoninsegna, Simone Martini e Giotto, solo per fare un esempio, le trovo molto moderne, amo quegli sfondi turchesi, ambrati, verdi e le aureole dorate che impreziosiscono l’insieme. – spiega l’autore – Mentre nel Rinascimento le madonne spesso di trequarti o di profilo con sguardo sognante e interrogativo (cito i più grandi Leonardo, Bellini, Piero della Francesca) sono stati la fonte del mio sviluppo artistico. Per quanto riguarda invece i ritratti degli anziani sono fonte d’ispirazione le opere di Albrecht Dürer, per me il più grande. Ancora oggi un riferimento principale».

Valentina Cavera
(Giornalista e Critico d’Arte)