Project Description

Elena Basso

LE OPERE

Cielo Celeste

Battesimo

Atlantide

Elena Basso
Elena Basso
BIOGRAFIA
Elena Basso nasce e vive a Bassano del Grappa. La sua è un’infanzia immersa nell’ambiente naturale, dove forme e colori risultano sempre in movimento ed in continua mutazione. Ciò le fa sviluppare una particolare sensibilità per ascoltare ritmo ed eco che si propagano dal continuo sfregamento dello spirito con la materia. La sua è una istintiva e assoluta immersione nelle “cose”. Un rapporto di confidenza esoterica che rende difficile distinguere tra sensorialità fisica e spirituale. Una specie di brivido a fior di pelle, che si riverbera in tutto il suo essere. Inizialmente, l’appassiona e l’attrae l’atto creativo totale che esprime “interpretare” la realtà, il teatro come mezzo per comunicare l’esistenza attraverso il gesto, che altro non è se non l’etimo della parola stessa. La fotografia e la centralità dell’immagine rappresentano la successiva evoluzione, con una maturità espressiva che le permette di dare ai propri scatti la tridimensionalità scaturita dal messaggio che vi affiora. In questa fase partecipa al concorso fotografico “Punti di vista” classificandosi al terzo posto. Per lei il “raccontare” è il big bang della materia, che si “conforma” fondendo gli atomi con gli attimi. Questa esigenza impellente la spinge a scrivere una storia, un suo “primo” libro, in cui sembra indagare una vita precedente, con personaggi talmente definiti da rendere quasi impossibile non ritenerli “vissuti” in prima persona. Tutto ciò, alla fine, rende quasi inconsapevole sostituire il pennello alla penna e la tela alla carta. Di fatto, la pittura rappresenta l’approdo più congeniale per consentirle di dare consistenza, nello smembramento di tinte e volumi, al lampo di luce che partorisce lo stupore dell’arte.

CONCEPT

CRITICA a CURA di Giada Eva Elisa Tarantino

Mostra collettiva “Attimi”
Arcadia Art Gallery

Nel sensorium dei di Elena Basso, l’effige materica è sinolo con il proprio Tempo infuso, assoluto pur nella metafisica vacillante del transeunte in cui s’invera, poiché scoccato da una coscienza a latere che ne delinei il suo essere all’unisono flebile e supremo, compiuto ed embrionale, sigillo e risonanza, fremito e silenzio, duale com’è la nostra sostanza riflessa dalla tela; nel conferire ai recessi del colore tonale fin l’imperscrutabile prescienza di Verità, l’Artefice sembra già conoscere che cosa di noi riguardanti sarà imperituro, e varchi di luce giallo di cadmio ci colgono allora a sentire, a rinascere l’uno nell’altro, a perire in un virgulto d’indaco, a ridestarci congiunti fra le braccia della Forma, puri simulacri ipnagogici: questo è l’Attimo in cui occhi remoti si aprono, nell’Opera, come corolle nella notte, sui
lumi grevi e che tanto hanno trepidato, dei volti amati consacrati alla vita dalla memoria.